7 October 2019

“Questo sarà il Festival dell’armonia, buon viaggio a tutti voi”. Con queste parole il Direttore artistico del Festival, Claudio Baglioni, ha aperto la manifestazione canora e indicato la strada. E così è stato. La pressione mediatica era enorme, le polemiche politiche sempre sullo sfondo, gli interessi economici rilevanti (17 milioni di euro il costo delle cinque serate su Rai1, 30 milioni il ricavo pubblicitario) e il messaggio d’apertura è stato chiarissimo e rassicurante. Forse fin troppo.

Questa prima serata della sessantanovesima edizione del Festival della canzone italiana può essere valutata secondo molti parametri. I più consolidati riguardano: la qualità delle canzoni in gara, il team di conduttori, l’apparato tecnico-scenografico-registico, il format televisivo, la capacità di creare eventi all’interno della serata, gli ascolti televisivi. Questi sei elementi essenziali sono strettamente connessi e la forza o la debolezza di alcuni di essi (almeno dei primi cinque) coinvolgono l’insieme della manifestazione.

Qualità delle canzoni in gara

24 canzoni sono tante, forse troppe per una serata che inevitabilmente dura oltre quattro ore e mezzo per concludersi all’1.15.  Il cast è bene assortito tra i diversi generi musicali. Il risultato (l’unico noto) della Giuria demoscopica (che vale il 30%) lo dimostra: in testa, per ora, Ultimo, Loredana Bertè, Daniele Silvestri, Irama, Simone Cristicchi, Renga, Il Volo, Nek.  I risultati del televoto e della sala stampa non sono stati resi noti, con delusione di molti. Su questo occorre rimediare nelle prossime serate.

Il team di conduttori

Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio non possono essere discussi in termini di professionalità e popolarità. Tra i tre, il meno spontaneo è sembrato Bisio, probabilmente teso fin dall’inizio per l’attesa di svolgere il bel monologo sul “Baglioni sovversivo” scritto da Michele Serra. Con il tempo si è integrato meglio grazie alla sua consumata esperienza. Baglioni è stato meno protagonista rispetto all’edizione dell’anno scorso, dando maggior ruolo alla coppia di attori. Nei prossimi giorni dovranno e potranno essere tutti più spontanei.

Apparato tecnico-scenografico-registico

La regia di Duccio Forzano ha espresso molta personalità con ritmo ed eleganza ma si è dovuta inserire in un contesto scenografico (di Francesca Montinaro) decisamente innovativo che ha raffreddato, anziché riscaldare, le inquadrature. L’assenza degli orchestrali in primo piano si è fatta sentire: relegati in fondo al palcoscenico e semi “imbucati” non hanno potuto avvolgere, come in passato, i cantanti e le loro perfomance. La scala-trampolino è stata quasi lasciata a se stessa, laddove la scala del Festival di Sanremo rappresenta da sempre l’ingresso nel paradiso musicale e la consacrazione del glamour festivaliero.

Format televisivo

Come per i moduli nel mondo del calcio, la scaletta della prima puntata ha utilizzato il proprio modulo: 6-5-6-7. Tra un blocco ed un altro di esibizioni canore abbiamo seguito ospiti (Bocelli & son, Giorgia), siparietti vari (il più riuscito quello tra Virginia Raffaele e Pierfrancesco Favino sulla gara tra Mary Poppins e Boehmian Rapsody) e riempitivi.  Il modulo si è contraddetto soltanto una volta, quando la canzone di Daniele Silvestri e Rancore “Argento vivo” è stata inserita tra Andrea e Matteo Bocelli  ed il monologo di Bisio. Un trattamento speciale per una delle migliori canzoni di questa edizione. Ma tutti i format televisivi hanno bisogno di una degna conclusione, e il finale è sembrato monco e affrettato con la pubblicazione della sola classifica della giuria demoscopica, senza alcun cenno alle altre due. Una scelta discutibile che è in linea con la filosofia di non dare peso alle classifiche parziali come elemento di spettacolo dopo aver sterilizzato, fin dall’anno scorso, il ricorso alle eliminazioni di alcuni cantanti ogni sera.

Capacità di creare eventi nella serata

I tempi della gara non hanno consentito al Festival di puntare su un evento di vera forza emotiva. Il duetto tra Bocelli padre e figlio poteva prestarsi ad una maggiore eventizzazione, ma i saluti sono stati sbrigativi ed il ritmo della serata probabilmente non ha consentito un maggior sviluppo del passaggio di testimone (e relativa giacca in pelle utilizzata 25 anni da Andrea Bocelli quando vinse il Festival nella categoria Giovani).

Ascolti tv

La prima serata della 69^ edizione è stata vista da 10.086.000 spettatori con il 49,5% di share rispetto agli 11,6 milioni e 52% di share della prima serata dell’anno scorso. Un risultato comunque importante ma in netto calo a causa di quella che possiamo chiamare la dissonante armonia del Festival di Sanremo.