7 October 2019

Ampio spazio oggi sui giornali, con richiami in prima pagina, alle vicende Rai dopo la bocciatura da parte del Consiglio di Amministrazione del Piano per l’Informazione presentato dal Direttore Generale Antonio Campo Dall’Orto. Le sue dimissioni sembrerebbero imminenti anche se non scontate. Dipenderà molto dalla posizione che prenderà l’azionista della Rai, il Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Pier Carlo Padoan, dalle intenzioni dello stesso Campo Dall’Orto e dalla determinazione con la quale i consiglieri Rai intenderanno mantenere il clima di sfiducia verso il DG.

Comunque si concluda la vicenda, appare sempre più evidente la necessità di una profonda revisione della missione del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale insieme ad un aggiornamento della pur recente ma incompleta legge sulla Rai, che è ancora oggi sostanzialmente “controllata” dal governo.

Se Campo Dall’Orto si dimetterà, il suo successore avrà poco più di un anno di tempo (a fine luglio 2018 scadono i vertici Rai) per gestire una fase inevitabilmente transitoria che coinciderà anche con le elezioni legislative che si terranno in autunno 2017 o nella primavera dell’anno prossimo.

Ciò di cui l’intero sistema televisivo e multimediale sente l’esigenza è invece una vera e propria fase rifondativa del servizio pubblico che individui le priorità, un sistema di controllo maggiormente svincolato dalla politica, una nuova “mission” editoriale, la revisione del perimetro dell’offerta aziendale a partire dall’offerta informativa e dal numero di canali generalisti e specializzati, una rinnovata politica di investimenti per il cinema e l’audiovisivo, un modello gestionale più efficace, minori vincoli burocratici, rapporti con artisti e manager sulla base di logiche di mercato e non di penalizzanti vincoli normativi, ecc.

Tutto lascia pensare che l’apertura formale delle crisi in Rai e le possibili soluzioni di avvicendamento alla Direzione Generale non riusciranno ad incidere sulla necessaria riforma del servizio pubblico e che si dovrà attendere la nuova legislatura ed un nuovo CdA per affrontare in modo esaustivo i temi più rilevanti. Un ulteriore anno di transizione rischierebbe di rinviare la necessaria riforma. Probabilmente avrebbe più senso definire fin d’ora la tempistica e le priorità da affrontare con la nuova legislatura ed affidare all’attuale vertice il compito, oltre alla normale amministrazione (che non è poco), di preparare l’impegnativo e fondamentale dossier per la nuova Rai.