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21 Marzo 2021

Per il quarto anno di fila la Finlandia si posiziona al primo posto nella classifica dei Paesi più felici al mondo secondo il World Happiness Report 2021, tradizionale indagine sponsorizzata dalle Nazioni Unite.

Che il Paese guidato dalla trentacinquenne Sanna Martin si sia confermato anche quest’anno, in piena era Covid, in testa alla classifica non dovrebbe meravigliarci più di tanto. I paesi nordici ci hanno abituato a questa soddisfazione percepita anche per una serie di avanzate misure sociali che  influiscono sulla loro condizione di vita.

Quest’anno il report si è concentrato in particolare sugli effetti del Covid in relazione alla qualità delle misure intraprese dai governi per reagire alla pandemia.

Non meravigliamoci di questo pertanto. Semmai chiediamoci come mai l’Italia, il Bel Paese per eccellenza, sia posizionata al 28 posto, preceduta da Danimarca, Svizzera, Islanda, Olanda, Germania, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti, Francia e molti altri Paesi di vari continenti.

Il rapporto non si basa su dati oggettivi, difficilmente misurabili, ma su sondaggi Gallupp condotti sistematicamente che chiedono agli intervistati dei diversi Paesi alcuni quesiti sul proprio livello di felicità, incrociato con il Pil e valutazioni sul livello di solidarietà, di libertà individuale, salute e corruzione.

«La fiducia e la capacità di contare sugli altri sono importanti supporti alle valutazioni sulla vita, in particolare di fronte alle crisi», spiega il report sottolineando che sono due fattori che incidono di più sulla felicità di quanto non facciano reddito, disoccupazione e i principali rischi per la salute. Sono pertanto in testa alla classifica le società con maggiore fiducia nelle istituzioni  pubbliche, minore disparità di reddito e più successo nella lotta al virus.

Questi elementi, che ci relegano in una posizione non lusinghiera tra i paesi più felici, ci fanno riflettere sulla separazione, finora percepita, tra il paese reale e la fiducia in chi ci governa.

Il neo governo Draghi leggerà con attenzione il World Happiness Report 2021e riuscirà, con una nuova politica economica e sociale, a renderci più felici o meno infelici?

Pur non prendendo per oro colato i sondaggi, dobbiamo augurarci che, almeno in parte, ci riesca. In caso contrario continueremo ad essere infelici pur provando con tutte le forze a non esserlo o a percepirci per quello che non siamo.