bl
og

9 Giugno 2017

Salta l’accordo a 4 (Pd, FI, M5S, Lega) sulla legge elettorale proporzionale alla “tedesca” con sbarramento al 5% dopo il voto un su un emendamento votato a scrutinio segreto alla Camera dei Deputati. Il capogruppo del Pd Ettore Rosato accusa i grillini di aver tradito il patto e chiede alla presidente della Camera Laura Boldrini di fermare la seduta per verificare se ci sono le condizioni per andare avanti o per il ritorno del testo in commissione. Le condizioni non ci sono ed il testo torna in commissione. Alessandro Di Battista (M5S) rivendica il voto a favore dell’emendamento che ha scatenato il caos alla Camera; si apre un intenso dibattito politico tra “traditi” e “traditori”. Ogni dichiarazione delle diverse posizioni in campo stimola repliche ed ulteriori dichiarazioni. Il caos impera. L’iter della legge non è più chiaro a nessuno e i commenti si moltiplicano, quando arriva la dichiarazione del relatore Emanuele Fiano: «La legge elettorale è morta”.

Ecco, di tutte le dichiarazioni della convulsa giornata politica l’unica chiara e lapidaria è questa: la legge elettorale è morta. Che resusciti o meno non importa. La notizia è questa, almeno per la giornata odierna e sarà sulle prime pagine di domani.

La comunicazione politica è fluviale e torrenziale per l’elevato numero dei soggetti politici che dichiarano e per le molte parole spese per dare corpo a quei commenti. Spesso è difficile districarsi ed i linguaggi diventano talvolta oscuri e criptici.

Nella giornata che segna la conclusione di un progetto politico che vedeva per la prima volta in questa legislatura le principali forze politiche unite su un possibile accordo per una nuova indispensabile legge elettorale emerge dunque con chiarezza che la comunicazione ha bisogno di pochi concetti e chiari per “passare”. L’efficacia sta in quella frase di sole cinque parole. Meno se ne usano e maggiormente assumono forza. Questa è una lezione da cui la politica può trarre insegnamento. Nessuno si consolerà per questo. Ma potrebbe servire in futuro per una comunicazione più secca ed essenziale, necessaria soprattutto quando la confusione impera.